L’INCUBO DI GIANCARLO
L’orologio digitale della bilancia aveva appena segnato le 11.00 di mattina, Giancarlo, appoggiando la mano sinistra al muro sostenendo il peso del suo corpo, aveva appena tirato fuori il suo pene con la mano destra.
Doveva pisciare.
La pressione che il liquido presente nella vescica stava premendo sul prepuzio stava diventando insopportabile, gli occhi ancora mezzi chiusi gli impedivano di focalizzare bene le tazza.
I primi schizzi uscirono fuori dal vaso, poi Giancarlo aggiustò la mira.
La schiena gli doleva e la testa gli pulsava come un martello a causa delle bevute della serata precedente.
Scrollò il membro, lo rimise all’interno delle mutande, si girò verso lo specchio e – Cazzo!!! – esclamò. Sangue dappertutto, lo specchio e il muro imbevuti di un colore viscido rosso porpora.
Odore ferroso nella stanza.
Giancarlo non ricordava nulla della notte precedente.
– Ma che cazzo… – continuò ad esaminare impaurito e preoccupato la scena.
Era tornato a casa con quella ragazza attraente conosciuta in discoteca, avevano bevuto qualche bicchiere di champagne, si erano spogliati… e poi… ?
Non riusciva a ricordare.
La testa iniziava a dolergli.
Era iniziato un brutto sogno, o forse era proprio un incubo.
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